Scritti di Fausto Torrefranca

Fausto Torrefranca
Scritti di musicologia critica ed estetica
a cura di Giancarlo Rostirolla e Chiara Macrì
in occasione di 50 anni dalla nascita del Conservatorio

Edizioni del Conservatorio di Musica Fausto Torrefranca
Vibo Valentia, 2021, 2 volumi
ISBN: 978-88-945943-1-7

Scritti di Fausto Torrefranca vol. 1

 

Scritti di Fausto Torrefranca vol. 2

 

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Guida alla pubblicazione Fausto Torrefranca. Scritti di musicologia, critica ed estetica (a cura di Giancarlo Rostirolla e Chiara Macrì)

La pubblicazione vuole essere uno strumento di lavoro per l’intero mondo musicologico, un’opportunità di avere riunita una serie dei più importanti saggi e articoli apparsi al tempo su alcuni dei più noti periodici specializzati e in altri di cultura generale, non sempre di facile reperimento e consultazione. La pubblicazione che si articola in due volumi è solo una selezione dei ‘filoni’ più importanti e significativi di ‘esplorazione’ del musicologo calabrese. La scelta testimonia comunque la vastità degli interessi di ricerca e di studio, nonché del suo impegno culturale e sociale. Abbiamo voluto organizzare i saggi e gli articoli per argomenti di ricerca dall’antico al contemporaneo e riservato le pagine finali agli scritti critici ed estetici. Se scorriamo l’indice avremo idea dell’immensa cultura di Fausto Torrefranca: non vi è argomento che non conosca e che non provi ad approfondire. Forse in questo vive la sua formazione scientifica: non dobbiamo, infatti, dimenticare che si laurea in Ingegneria industriale a Torino ottiene un lavoro alla Fiat cui rinuncia per dedicarsi appieno alla sua passione per la Musica e la Cultura senza abbandonare la visione razionale, la dimensione spaziale e gli orizzonti infiniti della matematica applicata che arricchiscono l’anima del ricercatore umanistico. E così ecco contributi preziosi che esplorano l’antico con Grecia e Occidente: Valore cristiano della polifonia, gli Studi sul Rinascimento con I primordi della polifonia del Cinquecento, La musica strumentale italiana, Le canzoni dialettali e il ballo nobile nel Quattrocento e oltre in cui illustrava repertori inediti definendone le caratteristiche che contribuirono allo sviluppo del linguaggio musicale cinquecentesco

Seguono INDAGINI SUL SEICENTO con vari saggi su L’opera in musica, La scenografia, Il ‘grande stregone’ Giacomo Torelli, Il «Lamento di Erminia» di Claudio Monteverdi, una monodia sconosciuta fino a quel momento venuta alla luce grazie ad uno dei suoi acquisti antiquari più fortunati, un prezioso codice manoscritto seicentesco di provenienza romana.

Una sezione è dedicata alla MUSICA STRUMENTALE DEL SETTECENTO che riteniamo essere uno degli argomenti di ricerca e spunti di riflessione più utili per la musicologia odierna per rimettere ordine e conferire verità storica rispetto al valore e l’originalità innovativa dell’arte strumentale italiana, soprattutto per tastiera. Torrefranca si occupa, in particolare e prevalentemente, della musica per strumento a tastiera e dei sonatisti italiani, allora poco noti, del periodo precedente a Giovanni Benedetto Platti (Caldara, Palladini, Galuppi, Alberti, Durante, Paganelli, G. De Rossi, Pescetti, Giovanni Marco Rutini, Giuseppe Ferradini). Attraverso tali studi dimostra l’esistenza di una fioritura tutt’altro che ‘minore’ di autori di variegata personalità stilistica avutasi in ambito italiano prima di Mozart. Anzi, proprio queste figure preparano, a suo avviso, il linguaggio del Salisburghese. I contributi sul Settecento strumentale sono articoli ‘di rivendicazione’ come li definisce Pestelli: in essi lo studioso si preoccupa, nel clima di accesi contrasti politici con l’Europa, di rivendicare all’Italia la primogenitura di svariati aspetti formali e stilistici del Settecento musicale.

Nella parte TRA SETTE E OTTOCENTO sono contenuti articoli in cui continua ad indagare come nella produzione dei sonatisti italiani, era possibile individuare la progenie della sonata classica e del Quartetto. Ne La fortuna di C.Ph.E. Bach nell’Ottocento, Torrefranca osserva: «La colpa di questo stato di cose fu, è, e sarà, per molto tempo ancora, di noi italiani, che siamo i soli interessati a difendere il nostro patrimonio spirituale, e che non lo facciamo per mancanza delle più modeste iniziative e delle più elementari virtù nel campo degli studi musicali e non musicali. Questo, a parte la olimpica assenza dello Stato: in un ramo di cultura storica nel quale gli Stati stranieri sono sempre ed efficace mente intervenuti». Di bellezza inaudita è il ritratto che fa Torrefranca di Vincenzo Bellini, la cui melodia è, cito «talora, miracolosamente filiforme – lineare mai – tutta avvolgimenti, soste, riprese, lievi tuffi nella penombra e libramenti in controluce come nel paradisiaco Ah! Non credea mirarti!». A quanti di noi sovvengono le celebri melodie del maestro catanese con queste parole di Torrefranca!

Nella parte VITA MUSICALE E PROBLEMI DEL NOVECENTO Fausto Torrefranca con la forza e vivacità di una personalità non comune, riflette su alcuni dei problemi che si affacciano alla nuova musicologia del Novecento: il repertorio popolare per esempio. Discute metodi e riflessioni a partire da una circolare ministeriale emanata nel 1911 che invitava a raccogliere i canti popolari d’Italia. Avanza poi riflessioni sul Futurismo musicale o presenta l’interessante interrogativo su Perché non v’è osmosi tra arte e pubblico dovuta a suo avviso alla mancanza di attenzione da parte dei musicisti a lui contemporanei rispetto alla formazione del linguaggio musicale (ritmo, allitterazione, asimmetrie formali, contrappunto, etc.) cui avrebbero dovuto guardare per ristabilire un rapporto con gli ascoltatori; auspica, inoltre, la creazione di circoli musicali, società e di scuole dalle quali sarebbe potuta nuovamente proliferare quella categoria di appassionati dilettanti che nei secoli rappresentarono il nucleo fertile della vita musicale. Categoria questa cui dovremmo tutti noi oggi contribuire a creare non solo per ravvivare le sale da concerto e incentivare la partecipazione ad eventi dal vivo, ma per innalzare e stimolare la sensibilità, l’estetica e l’etica del nostro essere italiani.

Nella sezione ESTETICA – PSICOLOGIA della Musica si manifesta la visione del nostro studioso per il quale nell’arte, accanto al valore estetico e al valore formativo, bisogna sempre più desiderare e conoscere un valore morale: un valore, perlomeno di coerenza e però di disciplina interna. Tutti e tre insieme ci danno i valori dell’anima: che sono, insomma, i valori supremi. Tre valori: il valore estetico, o di sensibilità, o di estes,i il valore razionale o formativo – di una razionalità potenziale – e il valore morale ossia il valore d’azione che l’arte esplica, e verso il quale incita sia l’artista sia il critico, e che è il più arduo da rintracciare e da rivalutare, costituiscono una trinità che soltanto nella zona della Misi può avviare la sua piena esplicazione e la sua più alta espansione. Con “Misi” Torrefranca traduce il verbo inglese To muse che a suo parere è «fluenza e diffluenza di valori universali. È la zona del luminosamente caotico del lucidamente indistinto del puramente dinamico e soprattutto dell’indicibile; è lo spirito stesso sotto l’aspetto dell’armonia. Armonia che i filosofi sono soliti riconoscere, ma per metterla da canto subito dopo o eluderla».

CRITICA MUSICALE  contiene riflessioni apparse tra il 1907 e il 1911 su alcuni quotidiani e diverse  recensioni di libri e musiche che manifestano il suo impegno nell’esegesi di nuovi lavori contemporanei di Richard Strauss e altri musicisti d’Oltralpe

STUDI E MUSICOLOGIA IN ITALIA descrive lo stato dell’arte rispetto ad una disciplina giovane come era la Musicologia al tempo di Torrefranca e la creazione dello statuto dell’Associazione dei Musicologi italiani oltre all’indirizzo di riviste musicologiche quali «Rivista Musicale italiana», «Nuova Antologia» e la «Voce».

Segue la sezione RIVENDICAZIONI e CARATTERI STILISTICI E INTERPRETATIVI DELLA MUSICA in cui ritornano forti i temi della Primordialità storica della musica italiana

Nella parte ESEMPLARITÀ DELLE RECENSIONI troviamo l’interessante articolo Ledward James Dent e L’italianità di W. A. Mozart che prospetta un’attenzione dei confronti del mondo operistico mozartiano da parte del musicologo inglese Dent, fondatore e presidente della International Society for Contemporary Music, grande appassionato e studioso della musica antica, di Alessandro Scarlatti, e di Mozart. Torrefranca trova in Dent un compagno di battaglie in quanto anche il britannico rintraccia l’origine italiana nel Mozart operista.

La sezione BIBLIOGRAFIA – ICONOGRAFIA e FONTI MUSICALI contiene un inedito donato al Prof. Giuseppe Ferraro da Aurelia Torrefranca, figlia del nostro: Saggio bibliografico «Il Teatro alla moda» di Benedetto Marcello e «Le opinioni de’ cantori» di Pier Francesco Tosi che ci ha causato non pochi problemi di interpretazione e riscrittura in quanto pervenuto sotto forma di dattiloscritto con correzioni di pugno dello stesso Torrefranca.

Nelle SINTESI STORIOGRAFICHE emergono due ritratti di pregio: Firenze città dell’Ars nova e della nascita dell’opera italiana e l’Umbria culla della nascita di un connubio divino: poesia e musica. 

Abbiamo deciso di chiudere la pubblicazione con alcune TESTIMONIANZE della figlia di Torrefranca Aurelia, del musicologo Ermenegildo Paccagnella e del critico musicale e compositore Leonardo Pinzauti, prima allievo e poi assistente alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze dello stesso Torrefranca. Nelle parole di queste pagine emerge il ritratto di un uomo retto, di un musicologo serio. Come afferma Paccagnella «In verità Torrefranca fu un innovatore; le sue scoperte nei vasti sconosciuti campi della creazione musicale italiana dei secoli lontani non sono mai avvenute casualmente». E innovatore fu anche nel suo essere didatta. Come racconta Pinzauti le lezioni di Torrefranca «servivano suscitare interessi vivi E a comunicare tante giovani menti, spinte dallo stesso piano di studi universitario a stimare poco più di un passatempo intellettuale di studi musico logici, l’impressione di un’arte invero ‘polisensa’ per eccellenza, come torre franca diceva, ma parte integrante di un più vasto tessuto culturale; E quindi da interpretare svelare con adeguati strumenti di indagine di raffronto, con l’illuminato metodo e senza dilettantismo; con la stessa cura che da tempo si usa per i problemi, talvolta davvero più astrusi, nella storia delle arti figurative e della letteratura».

Che Torrefranca possa quindi ispirare tutti noi con il suo insegnamento sempre attuale, vivo di idee e quindi di volontà di comunicare, di convincere, di combattere». Da oggi il mondo musicologico avrà uno strumento in più con questi due volumi per riappropriarsi della storia. Da oggi noi tutti siamo ancora più consapevoli della responsabilità di chiamarci Conservatorio Fausto Torrefranca e sentiamo con ancora più forza la necessità di tramandare ai nostri allievi l’amore, la passione e la moralità dell’uomo i cui scritti oggi restituiamo a chi vorrà leggerli.


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